Lara Martinetto, Next Exhibition: con Rivetti Pubblicità comunichiamo un’arte immersiva e di intrattenimento
Intervista alla PR and Communication Manager dell’azienda organizzatrice di mostre immersive, a Torino e non solo
5 settembre 2023
Lara Martinetto è PR and Communication Manager per Next Exhibition, azienda organizzatrice di mostre artistiche e immersive che nasce dall’esperienza e dal know how dello staff di Dimensione Eventi, agenzia di organizzazione eventi attiva in tutta Europa da oltre dieci anni. Martinetto si occupa di curare le campagne di comunicazione di Next Exhibition nella totalità, capendo il giusto modo per far arrivare al meglio al pubblico un progetto tramite pubblicità outdoor (statica e dinamica), social network, ufficio stampa e pubbliche relazioni.
Next Exhibition è da sempre cliente di Rivetti Pubblicità. Insieme a loro andiamo a scoprire di cosa si occupano e come promuovono la loro attività.
Qual è la vostra proposta di valore nella promozione della vostra offerta culturale?
“Organizziamo mostre di diverso tipo, ma sempre perseguendo l’obbiettivo dell’edutainment, ossia dell’educare intrattenendo. Siamo organizzatori di mostre “blockbuster”, ossia in grado di attrarre all’evento un numero alto di persone, superando sempre le 30mila presenze. Si spazia dall’arte figurativa più classica, come le nostre esposizioni a Palazzo Barolo (ad esempio la mostra “Da Monet a Picasso” e la mostra in arrivo su Marc Chagall) alle mostre fotografiche con artisti come Steve McCurry ed Elliott Erwitt. Dal 9 settembre abbiamo avviato alla Palazzina di Caccia di Stupinigi un’esposizione sulla fotografa surrealista Lee Miller. Nostro fiore all’occhiello sono le mostre immersive, che permettono di accogliere il visitatore in un vero e proprio abbraccio tra le opere e le vite degli artisti più famosi, in un’esperienza multisensoriale. Esempio attuale è la Van Gogh Experience, allestita nella Citroniera di Ponente di Stupinigi fino allo scorso 10 settembre”.
Educare e intrattenere? Un modo diverso di approcciarsi all’arte tradizionale…
“In effetti provenendo da un’agenzia di organizzazione eventi abbiamo mantenuto il carattere della spettacolarità e del coinvolgimento emozionale del pubblico. La chiave di lettura nuova è quella di proporre questo know-how unito all’arte. Dall’utilizzo dei visori di ultima generazione allo storytelling dell’esperienza immersiva, l’arte viene raccontata in maniera molto più dinamica, suscitando emozioni profonde in tutti i target di età. È un nuovo modo di fare cultura che inizialmente è stato guardato con sospetto dai puristi d’arte, ma che è totalmente scemato con la visione di queste mostre; e specialmente dopo il Covid, che ha fatto apprezzare l’arte anche tramite i viaggi virtuali tra le opere. Nella mostra di Van Gogh abbiamo creato anche scenari “instagrammabili”, per far sì che chi visita la mostra possa diventarne protagonista”!
A quale target si rivolgono le vostre mostre?
“Siamo molto fieri di coinvolgere una clientela più giovane rispetto ai soliti fruitori di mostre, proprio perché proponiamo una tipologia di arte fresca e tra l’altro un modello imprenditoriale scalabile, potendo realizzare le esposizioni in più parti del mondo in contemporanea, non avendo la necessità della presenza dell’opera fisica d’arte. A Torino apriremo a breve una sede fissa, il Next Museum, dedicata alle mostre immersive, con la possibilità di organizzare all’interno eventi speciali, cene, spettacoli e intrattenimento a trecentosessanta gradi. Permettendoci di avere un’identità ancora più forte”.
Dal vostro punto di vista come si comunica in maniera efficace la vostra attività per far venire più persone possibile?
“A seconda del prodotto sappiamo dove andare a localizzare la campagna. Per esempio per la mostra Brick Art con le opere costruite in mattoncini, con Rivetti Pubblicità abbiamo geolocalizzato le affissioni vicino alle scuole e alle location frequentate da famiglie e bambini, mentre per Van Gogh, che ha un pubblico più vasto, abbiamo scelto le tabelle sui mezzi pubblici, che percorrono tutta la città”.
La vostra strategia di comunicazione è sempre stata chiara su come raggiungere chi vi segue o avete provate anche strade nuove?
“Nel tempo è cambiato molto il modo di comunicare. All’inizio l’80% degli investimenti era dedicato all’Out of Home, mentre il 20% era speso per il Digital Adv. Oggi è quasi l’opposto. L’outdoor permette di raggiungere un pubblico di età più matura e dà la possibilità di dare visibilità agli sponsors, un dettaglio che in affissione pubblica non sarebbe permesso. Inoltre vogliamo che la nostra comunicazione sia crossmediale, su tutti i canali possibili, creando così “L’evento”, riconoscibile da tutto il pubblico. L’effetto è “martellante”: se vado in metropolitana vedo l’evento, se apro il cellulare trovo il banner promozionale, se salgo sul bus vedo le tabelle, se guido vedo i manifesti. Insomma il potenziale cliente viene incuriosito a venire alle nostre mostre”.
Se potesse avere a disposizione un mezzo di comunicazione per promuovere Next Exhibition senza limiti di budget, cosa sceglierebbe?
“È fantascienza, ma mi piacerebbe che mi suonassero al campanello e mi comparisse l’ologramma di Marylin Monroe a dirmi di venire alla sua mostra. Credo che alla gente piacerebbe e forse un giorno sarà possibile, ma sicuramente non adesso per via dei costi. In generale, quando ho iniziato io a curare la comunicazione si faceva quasi solo Out of Home; oggi si va sempre di più verso nuove tipologie di comunicazione innovative e coinvolgenti.
Proprio come facciamo noi nelle nostre mostre”.